David Bowie - Heroes (1977)

Lo studio è a pochi metri dal Muro, a Berlino. Dalle finestre si vede una delle torrette che guardano a Ovest; dalla torretta spesso le guardie sbirciano i movimenti dentro lo studio. Sotto, tra lo studio e il Muro, ogni giorno nell'ora di pausa-pranzo un Uomo e una donna, quasi certamente berlinesi, probabilmente adulteri di certo clandestini, si incontrano e si amano su una panchina (solo decenni dopo Bowie ammetterà che, in realtà, l'uomo era il produttore dell'album, Tony Visconti, la donna l'amante di quel tempo). L'idea di «Heroes» (le virgolette sono ironiche spiegherà poi Bowie, non sono veri eroi, questi) arriva cosí, da una storia d'amore condannata all'infelicità. Bowie vive da asceta, anzi, da miserabile: si nutre con un uovo al giorno, abita in un appartamento di Neukölln con Brian Eno, ma è questo ciò che vuole, che cerca. A Berlino, la città che gli salverà la vita, o almeno l'ispirazione. «A quel tempo, là a Berlino, tutti pensavano che il Muro ci sarebbe stato per sempre», dirà poi lui anni dopo, quando la storia si sarà incaricata di rimettere le cose a posto, o di complicarle ancora di piú. Il senso di libertà e insieme la completa assenza di vie di fuga gli ispirano uno degli album piú facili (quasi tutti i pezzi sono quelli della prima incisione) e piú complessi della sua lunghissima storia personale. Ci sono canzoni che — almeno dal punto di vista del testo - lui improvvisa in studio, sugli appunti che si è preso in anticipo: la band (Carlos Alomar e Robert Fripp alle chitarre, Brian Eno alle tastiere e ai sintetizzatori, George Murray al basso, Dennis Davis alla batteria) è strepitosa, la sfida è trovare il giusto feeling, la temperatura emotiva piú efficace. Le canzoni parlano di dipendenza e fuga (psicotica) dalla realtà, cioè del passato recente di David Bowie, citano a mano bassa: performance artist, protagonisti del krautrock (Hero è un pezzo della band tedesca Neu!), perfino la copertina si ispira a un dipinto dell'artista tedesco di inizio secolo Erich Heckel. Gli strumentali dal lato B (in pratica quattro, se si considera tale V-2 Schneider, in cui in effetti qualche parola viene pronunciata) sono per metà scritti da Bowie, per metà da lui con Brian Eno: per sempre, saranno il suono del muro, della Guerra fredda e dell'anima spezzata dell'Europa. Bellissimi, tragici, atmosferici, lucidi e folli. (Mia valutazione: Distinto)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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