Paul Kantner & Jefferson Starship - Blows Against The Empire (1970)

I Jefferson Airplane hanno pubblicato Volunteers (ancora non lo sanno, ma con tempismo perfetto hanno chiuso cosí gli anni Sessanta e insieme il loro momento migliore) ed evidentemente hanno bisogno di aria fresca. Marty Balin, che è stato il leader del gruppo, agli inizi, se ne andrà di lí a poco, Jorma Kaukonen e Jack Casady si dedicano al loro gruppo blues, Hot Tuna. Paul Kantner gode di un accesso illimitato e praticamente gratuito nei nuovi studi di Wally Heider, a San Francisco, e trova il tempo per dedicarsi a un progetto che coltiva da tempo, forse da quando studiava dalle suore a San Francisco (è l'unico cresciuto in città, nella band) e in biblioteca scopriva la fantascienza. Se già Wooden Ships, scritta con David Crosby e Stephen Stills (è sull'album di Crosby Stills & Nash e pure su Volunteers) si richiama a quell'immaginario e a una mitica via di fuga dalla realtà, ora vorrebbe approfondire il concetto, e costruirci intorno un album intero. Con lui Grace Slick, la voce dei Jefferson Airplane, il volto della San Francisco alternativa, che proprio adesso gli dice che vorrebbe avere un figlio. «E un onore», risponde lui, e cosí nasceranno China (che quindici anni dopo condurrà un programma su Mtv) e l'album. Insieme. Nel racconto di Blows Against The Empire, guarda caso, c'è anche la storia di una coppia che aspetta un bambino e che attende di salire a bordo dell'astronave «dirottata» lontano dal sistema solare. Il senso, al di là dei riflessi autobiografici, è chiarissimo. L'altra America, quella della «controcultura», sta costruendo — o forse solo sognando - un mondo diverso, le mediazioni non sono piú possibili, integrarsi nella società cosí com'è non ha senso. E chiaro che quando si cominciano a tirare in ballo astronavi, pianeti, sistemi solari, non si ha piú molta speranza di riuscirci davvero. Però nel disco ci sono tutte le migliori menti della San Francisco che suona: da Jerry Garcia, Mickey Hart e Bill Kreutzmann dei Grateful Dead, a David Crosby, Graham Nash, e pezzi dei Jefferson Airplane... Se non un'altra galassia, almeno nel nuovo studio di Wally Heider una nuova musica nasce, o, meglio, vive un suo momento magico. Destinato, è ovvio, a non avere seguito, e a celebrare tanto un'apoteosi quanto una fine. I Jefferson Airplane, come la scena di San Francisco, finiscono qui: forse si sono imbarcati davvero su un'astronave diretta verso un'altra galassia. (Mia valutazione: Distinto)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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