The Clash - London Calling (1979)

Londra chiama, dopo l'esplosione tra punk e Stones di un esordio che brucia ancora per ambizione, passione e irruenza. Londra chiama, dopo la "guerra civile inglese" di un secondo album prodotto da Sandy Pearlman dei Blue Öyster Cult. Londra chiama, e Joe Strummer, Mick Jones, Paul Simonon e Topper Headon rispondono con un'apocalisse di suoni, stili, nostalgie e colori che cita la grafica del primo album di Elvis Presley mentre un basso sta per essere fracassato sulle assi del palcoscenico. Londra chiama, e la gioventù britannica replica con un travolgente frullato di generi dove reggae, ska, garage-rock, rockabilly, disco, funky e rasoiate punk vengono attraversati con incoscienza, rabbia e furore. Londra chiama, e se la Cbs nicchia, pretendendo un album di sole due facciate, i "quattro cavalieri" giocano d'astuzia e fingono di contrattare per un unico lp, salvo aggiungere un extended che lo rende in pratica doppio (ma sempre venduto al prezzo di un singolo), in barba alle richieste della casa discografica. Londra chiama, e il produttore Guy Stevens, alcolizzato e drogato, già in cabina di regia per Procol Harum e Mott The Hoople, replica sfasciando sedie in studio e suggerendo di sovrapporre doppie registrazioni di ogni pezzo, affinché tutto suoni più "grande" e definitivo. "Londra affoga / E io vivo vicino al fiume" canta Strummer: i Clash di London Calling celebrano la storia del rock sventrandone genitori e figli, in un album tanto eterogeneo quanto affilato. Per tutte le vittime di guerra della vita quotidiana: "E dopo tutto questo / Non mi faresti un sorriso?". (Mia valutazione: Capolavoro)

(Gianfranco Callieri)

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