Joe Ely - Panhandle Rambler (2015)

di Maurizio Garatti

Panhandle Rambler, è il quattordicesimo album in studio di Joe Ely e, diciamolo subito, è un grande album.
Lo aspettavamo da anni, da quel Letter to Laredo che aveva incendiato i nostri cuori, regalandoci brani indimenticabili come “Gallo del Cielo”. Oggi come allora Joe torna a usare la splendida chitarra flamenco di Teje, e la fisarmonica per punteggiare brani tenui e polverosi, spalancando panorami desertici e desolati che hanno però il potere di riscaldare i nostri cuori.
12 canzoni, che sono pensieri, meditazioni sulla vita nel Texas.
Ely è nato a Lubbock, e lo Stato della Stella Solitaria è da sempre nel suo cuore, e questo disco è un vero e proprio atto d’amore. Anziché affidarsi a una rigorosa narrazione, Joe lo descrive con una serie di schizzi suggestivi, che vengono via via arricchiti con agili chitarre spagnole e fisarmoniche svolazzanti.
La strumentazione è parca, e viene usata in modo esemplare, creando un contesto sonoro nel quale la voce di Joe ci cattura e ci porta con se, mostrandoci le terre e le persone che ama, lasciandoci il piacere di condividerle con lui.
Apre il disco la tenue “Wounded Creek”, e subito la chitarra di Teje lascia il segno.
La voce di Joe ci mostra di cosa è capace, aprendoci la porta di casa. Poi il ritmo cresce e la melodia prende il sopravvento. Un grande inizio, difficile resistere alla tentazione di riascoltarla immediatamente… ma siamo già a “Magdalene”, primo gioiello del disco. Una ballad dolce e melodica, che cresce lentamente, punteggiata da una chitarra elettrica in grado di produrre lunghi brividi; poi la fisarmonica fa capolino, impossessandosi del brano e coinvolgendoci emotivamente. Grande canzone… che piacerà molto a Mark Knopfler.
“Coyote Are Howlin'” è un brano con il sapore del Texas, quello rurale e vero, al quale in fondo siamo tutti legati.
Il gioco della chitarra è strepitoso, e la melodia è immediatamente fruibile.
Una ballata ritmata che invita a cantare.
La seguente “When The Nights Are Cold” è la seconda perla del disco, con la fisarmonica che colora il brano, accompagnando la ritmica e la voce. Un altro brano che va dritto al cuore.
Anche “Early In The Mornin'” è tratteggiata dalla chitarra, ma quì siamo dalle parti di Terry Allen, quello che molti anni fa ci emozionò con il suo splendido Lubbock.
“Southern Eyes” è un brano più rockabilly, una canzone tipica da saloon, trascinante e coinvolgente…
al punto di non resistere alla tentazione di seguirne il tempo con il piede.
Un accordo tagliente di armonica introduce “Four Ol’ Brokes”, brano che ha un sapore decisamente blues, quasi parlato. Il brano prende corpo lentamente, continuando a tenerci attaccati all’album.
“Wonderin’ Where” è un altro brano molto melodico, cantato magistralmente e con il dobro delicatamente puntuale. Uno di quei pezzi che sono il marchio di fabbrica di Ely.
“Burden Of Your Load” è un altro gioiello, e si gioca la nomina a miglior brano del disco con “Magdalene”.
Splendida canzone racchiusa tra la fisarmonica e la chitarra elettrica, con una bellissima aria western che riesce nel difficile intento di far convivere il Texas e il Messico. Una delle cose più belle incise da Joe.
“Here’s To The Weary” è il classico Texas swing giocato sul violino e sul cantato.
Un divertissement fatto con gusto.
“Cold Black Hammer” è lenta e suadente, quasi dolente. Trasuda malinconia da ogni nota, ma è bellissima.
Chiude il disco “You Saved Me”, che ricorda il Joe di Love And Danger, un altro grandissimo album.
Un incedere rock pulsante e preciso che mi ha ricordato la bellissima Love is the Beating of Hearts.
In definitiva un grande disco, di quelli che sentiamo raramente. Grazie Joe. (Mia valutazione: Distinto)

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