Van Morrison - No Guru, No Method, No Teacher (1986)

di Silvano Bottaro

Il discorso filosofico-religioso-trascendentale iniziato con gli anni '80 si conclude nella serenità di un'opera dal titolo lungo e curioso. Nella band quasi completamente rinnovata ritroviamo due vecchie conoscenze come Jeff Labes e John Platania ed un' ottima Kate St. John (oboe e corno inglese) che si rivela adattissima per ricreare le atmosfere celtiche/oniriche sempre più frequenti. Se, anche al primo ascolto, sembra di conoscere già questo disco, il motivo è semplice: di tutta la produzione, questo esemplare è quello che più si avvicina ad "Astral Weeks". Simili la struttura dei pezzi e la strumentazione acustica. Di diverso ci sono la brevità dei brani, un pizzico di varietà in più, maggior cura degli arrangiamenti e assenza di sperimentazioni. Van canta con grande naturalezza e (troppa) scioltezza, evitando le strade più difficili. Si ha solo una pallida idea della bravura dimostrata altrove. I testi sono per lo più vaghi, con argomenti che oscillano fra la polemica stizzita con chi lo critica (ma come gli si può credere quando canta "Tu hai soldi in banca/Io non ne ho affatto"?) e la meditazione come fonte di felicità. L'amore è puramente platonico, come nella canzone culminante, "In the Garden". La casa discografica fece uscire un album-intervista, in cui veniva spiegata appunto questa canzone, dalle parole dell'autore, che qui traduco.
"C'è una canzone sull'album chiamata "In the Garden" dove in realtà io ti porto attraverso un programma di meditazione. Da circa metà della canzone sino al termine. Ti porto attraverso un preciso programma di meditazione. Che è una specie di meditazione trascendentale. Non è meditazione trascendentale, sia chiaro. [...] Se ascolti la cosa attentamente, dovresti aver raggiunto una forma di tranquillità prima di essere alla fine. Accade quando dico "E mi rivolsi a te e dissi: 'Nessun Guru, Nessun Metodo, Nessun Maestro. Solo tu ed io e la natura, ed il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo'. Solo la frase intera conserva tutto il senso. E volevamo metterla così come titolo dell'album. Ma abbiamo capito che sarebbe stata troppo lunga".
Le restanti canzoni sono solo di poco inferiori, cosicchè di questo lungo album non c'è proprio nulla da scartare. 

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E T I C H E T T E

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