Bill Fay - Who Is The Sender? (2015)

di Ricardo Martillos

Davvero sfortunata la storia musicale di Bill Fay. Dopo due ottimi dischi ad inizio degli anni settanta, "Bill Fay" e "Time of the last persecution", entrambi usciti per la Deram, è scomparso per lungo tempo dai radar per riapparire con l'avvento di internet e della rete. Se parliamo di musica certamente il web ha contribuito a riportare alla luce dei veri e propri gioielli nascosti. Quelli di Bill Fay appartengono a questa categoria ma, collezionisti e cultori di oscuri solisti folk a parte, furono pochi all'epoca del vinile quelli che tennero nella giusta considerazione i suoi primi lavori. La Dead Oceans ha avuto ottimo fiuto nel riportarlo alla luce tre anni fa, con il bellissimo "Life is people", a continuazione di varie antologie d'inediti e lost tracks. Come è già successo col disco di Ryley Walker, altro bravo artista della stessa etichetta, anche questo nuovo album di Bill è circolato liberamente in rete anche due mesi prima dell'uscita ufficiale. Ma chi ama questa musica non si accontenterà certo di ascoltarlo tristemente dagli altoparlanti del proprio pc. Il nuovo album si muove nella stessa magica direzione del precedente del 2012, ideale continuazione dei dischi di oltre 40 anni prima. Ci piace infatti pensare che l'uomo di Londra abbia composto queste canzoni nel lungo periodo di silenzio che ce lo aveva fatto dimenticare del tutto. L'ispirazione resta altissima, le 13 tracce del nuovo album ci consegnano un Fay in stato di grazia, pur con qualche autocompiacimento di troppo.

L'apertura è magnifica, con The geese are flying westward, con quel violino che fa tanto brughiera inglese in autunno. Inizio sontuoso. Anche War machine a seguire sarebbe un pezzo molto bello, peccato per il finale quasi liturgico, che fa il paio con Bring it on lord. Talvolta gli arrangiamenti anche troppo sontuosi rischiano di compromettere alcune canzoni, in generale quasi tutte riuscite ad onor del vero. Alcune songs presentano refrain anche troppo prolungati, che rischiano di appesantire l'ascolto del disco, che dopo il primo entusiasmante impatto, finisce per stupire in minor misura. Prendete ad esempio alcune tracce che hanno belle melodie, come How little, con un raro solo di chitarra elettrica e Underneath the sun, che si trascinano entrambe per quasi sei minuti, avrebbero meritato miglior sorte. O come World of life, con arrangiamenti anche troppo ridondanti. Ma sono piccolezze, la classe ed il gusto compositivo di Fay non sono affatto in discussione, e ci sono molte altre canzoni qui a testimoniarlo. Gioiellini come The freedom to red, Order of the day e la stupenda title track, Who is the sender? vanno certamente annoverate fra le cose migliori composte dal londinese. Un disco che fa rimpiangere tutti questi anni passati senza avere notizie di Bill Fay. Ben venga il suo tardivo ripensamento, favorito anche dagli attestati di stima che gli sono giunti dal web, da molti anni la migliore vetrina possibile per riportare alla luce grandi artisti dimenticati. Who is the sender? è un nuovo avvincente capitolo di una storia musicale lunga quasi mezzo secolo, fra le cose più raffinate ed affascinanti dell'anno in corso. (Mia valutazione: Distinto)

Commenti

  1. Già conosci la mia opinione a proposito di Bill Fay. Questo disco è assolutamente fantastico e, francamente, non vi trovo alcuna forma di autocompiacimento.:)

    RispondiElimina

Posta un commento

E T I C H E T T E

Mostra di più