Joni Mitchell - Hejira (1976)

di Silvano Bottaro

Colonna sonora di un viaggio dal piglio autobiografico che affronta il tema simbolico della strada intesa come la vita, le vicende e il suo distacco progressivo dagli affetti fino alla solitudine finale. Scritto veramente durante un viaggio in auto da New York a Los Angeles, Hejira è un diario intimo di proustiana memoria, un flashback nei ricordi che va alla ricerca del tempo perduto. Joni Mitchell canta ciò che legge nel suo cuore, con la sua voce in primo piano a sottolineare storie di donne che sono lo specchio della sua condizione personale.
La realtà universale della strada rappresenta la vulnerabilità dell'uomo, la partenza e l'arrivo e l'incognita dei percorsi. Altero ed umanissimo, Hejira è un lavoro così perfetto liricamente da far sembrare la musica non sufficiente a contenere tutte le emozioni espresse. In Joni Mitchell c'è sempre un qualcosa di più: l'arte della pittura, della letteratura, ma soprattutto il dilemma di sempre ossia del momento che divide il reale dall'irreale descritto divinamente dalle combinazioni elettroacustiche di Jaco Pastorius e Larry Carlton e da impasti vocali inimmaginabili. Da Signora del Canyon a Signora del jazz con lo stesso pallore di un volto perennemente diviso tra innocenza e spirito ribelle. Con questo disco la Mitchell affina la poliedricità della propria musica con uno stile sempre più sofisticato, ritornando alle ballate acustiche di Blue costruite ora sulle bellezze jazzy di Court And Spark e Hissing Of Summer lawnes. 4/5

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